Replying to Ciclismo: quando l’allenamento diventa ossessione

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  1. Posted 1/11/2017, 13:20
    CITAZIONE
    In realtà non è fisiologicamente possibile restare in forma per tutto il tempo, bensì la massima capacità di prestazione è fluttuante e presenta dei picchi durante la stagione.

    per capirlo basta guardare gli atleti professionisti, quelli dell'atletica (leggera o pesante) che per l'appunto programmano la preparazione per essere nelle migliori condizioni in coincidenza con le gare che più gli interessano, e se fanno una lunga serie di gare (per esempio partecipando a tornei o galà, questi ultimi molto remunerativi) scelgono quali tentare di vincere o comunque arrivare ad una buona posizione, e dove accontentarsi di partecipare
  2. Posted 26/7/2017, 12:18
    Allenarsi in modo costante è uno dei segreti per ottenere picchi di forma fisica e prestazioni in sella correlate. Questo però non significa che ci si debba allenare in modo ininterrotto, senza mai staccare e soprattutto andando in panico se non si può pedalare. L’allenamento infatti deve essere un continuo ciclo di sforzo-riposo-adattamento. Il problema è che molti ciclisti sono terrorizzati dall’idea di perdere la forma raggiunta anche solo perdendo un’uscita e così l’allenamento diventa ossessivo-compulsivo. In questo articolo andremo a vedere quali sono le caratteristiche di questa ossessione e come evitare di cadere in questa trappola.

    Le convinzione errate dell'atleta ossessivo


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    Quando chiesero a Eddy Merckx quale fosse il suo metodo di allenamento, rispose: “Corro molto”. Questo approccio al ciclismo, fatto di uscite estenuanti e ripetitive (lo stesso Merckx in inverno teneva la media di 300 km al giorno su e giù per il Belgio per preparare la stagione”), dove un giorno passato senza pedalare sia un giorno perso, è il primo passo per cadere nella trappola dell’allenamento compulsivo.
    La convinzione dell’atleta ossessionato dall’allenamento è che sia importante passare il maggior tempo possibile sui pedali, macinando chilometri su chilometri, senza dare peso ai segnali che il corpo manda. Di solito effettua uscite lunghe a velocità bassa, convinto di “fare fiato” in vista delle competizioni estive. Se capita che un giorno non possa allenarsi per vari motivi, diventa nervoso e si convince di perdere forma fisica e capacità di stare in sella.
    In realtà questa convinzione è totalmente errata, poiché numerosi studi scientifici (tra cui quelli sulla forza fatti da Tudor Bompa, l’uomo che ha inventato la periodizzazione) hanno dimostrato che un calo della forma fisica s’innesca solo dopo due settimane di totale inattività. Questo fenomeno viene definito “detraining”. Un solo giorno passato a riposare non può compromettere la forma fisica acquisita, anzi non può fare che bene, permettendo di attuare il meccanismo della supercompensazione.

    Glie errori del ciclista ossessionato


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    Quali sono gli errori più comuni che possono far innescare il vortice dell’allenamento ossessivo-compulsivo? Eccone alcuni:
    • Monotonia dell’allenamento: molti ciclisti sono convinti che allenarsi in bici significhi solo passare tempo in sella, senza mai variare. Per poco tempo o per molte ore di fila non importa, ciò che è importante è pedalare sempre, senza mai staccare. In realtà uno dei metodi migliori per ottenere in tempi più brevi un’efficiente forma fisica è appunto variare l’allenamento “I golfisti si allenano colpendo delle palle, i nuotatori usano le palette, i calciatori tirano slitte con pesi, altri usano mezzi speciali per allenarsi. I ciclisti pedalano e basta”, è una frase di Mike Kolin (preparatore atletico) che ben rappresenta la situazione;
    • Eccesso di ore in sella: per l’atleta ossessionato non conta la qualità e l’impatto dell’allenamento sul suo corpo bensì solo il tempo passato a pedalare e i chilometri macinati. A ogni uscita cercano di aggiungere una salita, una decina di chilometri, trenta minuti in più rispetto all’allenamento precedente. Come invece dimostrato dagli studi dei ricercatori sulla periodizzazione l’incremento del carico non deve essere continuo e senza stacchi, bensì deve essere diviso in microcicli dove l’aumento è graduale, alternati ad altri dove il carico diminuisce, per permettere al corpo di riprendersi dalla fatica;
    • Allenamento senza un piano: il ciclista compulsivo solitamente è quello che non ha bisogno di piani di allenamento né di preparatori atletici o di consigli. Per lui l’importante è pedalare, per mantenere la forma fisica (un’ossessione che uno psicologo dello sport statunitense ha definito come “nevrosi da sempre in forma”). In realtà non è fisiologicamente possibile restare in forma per tutto il tempo, bensì la massima capacità di prestazione è fluttuante e presenta dei picchi durante la stagione. L’obiettivo del piano di allenamento è fare in modo che i picchi di forma corrispondano alle gare più importanti;

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    • Ossessione per i numeri: cadenza, pendenza, watt frequenza cardiaca
    chilometri, VAM, peso, battiti a riposo. Il ciclista compulsivo non è ossessionato solo verso l’allenamento ma anche verso i dati che raccoglie. Cardiofrequenzimetro, sensore di potenza, sensore di cadenza, contachilometri e gps sono strumenti che devono essere funzionali all’allenamento, per valutare miglioramenti o regressioni ma bisogna stare molto attenti a non ossessionarsi con i numeri e non andare in crisi se nell’ultima uscita si “sono spinti” 20 watt in meno della precedente;
    • Riposo inadeguato: l’allenamento, per essere funzionale, deve prevedere cicli di sforzo e di riposo. E’ infatti durante la fase successiva allo stress indotto dall’allenamento che il corpo effettua gli adattamenti necessari al miglioramento. Lo stress infatti è “uno stimolo prodotto da uno stressor che porta alla rottura dell’equilibrio e che comporta una risposta non specifica dell’organismo” (Selye, 1956). Nell’allenamento lo stressor è lo sforzo a cui sottoponiamo l’organismo, che comporterà una rottura dell’equilibrio e una reazione di adattamento del corpo. Se non si a quest’ultimo il tempo per ritornare alla condizione di equilibrio ma lo si sottopone a continui sforzi, ben presto lo stress diventerà cronico. Come disse Greg Le Mond: “si dovrebbe riposare tanto duramente quanto ci si è allenati”;

    Le conseguenze dell'allenamento ossessivo


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    Come ben sappiamo a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e quindi anche l’allenamento ossessivo avrà sicuramente delle ripercussioni sullo stato di forma fisica e sulla vita dell’atleta:
    • Perdita di motivazione;
    • Sovrallenamento;
    • Calo di peso corporeo;
    • Stanchezza cronica;
    • Fratture da stress;
    • Aumento dei battiti del cuore a riposo;
    • Malattie più frequenti (ad esempio raffreddori);

    Sono tutti risvolti poco piacevoli di un approccio al ciclismo “morboso”, che non ha alcuna logica ed è figlio di metodologie di allenamento ormai sorpassate, che non tengono conto delle innovazioni avvenute negli ultimi decenni.

    Concludendo


    Pianificazione, periodizzazione, variazione dell’intensità, differenziazione delle sessioni e riposo: questi i punti chiave per un allenamento ottimale e funzionale, che permetta di divertirsi e ottenere il massimo.
    L’allenamento ossessivo-compulsivo non è la soluzione e forse non lo era nemmeno per il grande Cannibale Merckx, che anni dopo quella famosa risposta (“corro molto”), aggiunse: “m’imbarazza vedere quanto ero magro”.

    Fonte: bikeitalia.it

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